giovedì 21 luglio 2011

Kandeggina Gang – Sono Cattiva/Orrore (45 giri) 1980



Eredi delle  Runaways, prima delle Spice girl, il vagina power in Italia era portato in gloria dalle Kandeggina Gang, storico gruppo punk italiano tutto al femminile, capitanato da Jo Squillo al grido di “piùtampaxpertutti”.
Quello che contraddistingue le canzoni delle Kandeggina Gang è la forte dose di anti – maschilismo, fanno a pezzi senza mezzi termini tutti gli stereotipi sugli uomini senza peli sulla lingua.
Avevano buttato nel cesso il perbenismo della nostra italietta, pronte alla ribellione, si vestivano male, non si pettinavano, lanciavano i tampax macchiati di rosso dal palco e facevano dello sporco rock’n roll.
 Meravigliose.
Sono cattiva se la sera mi gira, prendo il coltello ti stravolgo il cervello” urla Jo Squillo, in Sono Cattiva, “Che lavaggio del cervello, tu non pensi che al tuo uccello, che lavaggio secolare, pensi solo a scopare” in Orrore.

 P-O-E-S-I-A.

Come tutte le cose belle, quest’avventura delle giovani Kandeggina Gang finisce presto: Jo Squillo inizia la sua carriera solista, pubblica l’ep Girl senza Paura ed esce con il singolo Violentami ( che bisogna dirlo: la base di questa canzone è Bizkit Bop dei Ramones sputata sputata) che crea ovviamente scandalo, imponendo la sua attitudine anarchica e provocatoria.
Poi improvvisamente impazzisce.

Si lava, si pettina, comincia a vestirsi bene e a fare Pop.
Ma il Pop quello brutto eh, che ha il suo picco con Siamo donne cantata in duetto con Sabrina”tutta tette” Salerno. 

“Siaamo donne, oltre le gambe c’è di piùùùùù”. Addio anti-maschilismo.
Ora Jo Squillo conduce Tv moda, programma televisivo dedicato al mondo delle sfilate.

E i tampax?E la ribellione?

Tutto nascosto dentro un bauletto all’ultimo grido firmato D&G.







lunedì 18 luglio 2011

Il Teatro degli Orrori – Dell’Impero delle tenebre (2007)



Era il 2005 quando Pierpaolo Capovilla e Francesco Valente dei One Dimensional Man decidono di formare , insieme a Gionata Mirai, chitarrista dei Super Elastic Bubble Plastic, il Teatro degli Orrori, ispirandosi al “teatro della crudeltà” di Artaud, perché il teatro attraverso una menzogna che è la messa in scena, racconta la verità, rende note quelle piccole sfumature della vita che ne fanno un immenso orrore.
Nasce così l’album Dell’Impero delle tenebre, di graffiante bellezza, cupo, e crudelmente vero.
Canzoni strazianti e conturbanti, poesie dark, un precipitare nell’abisso, con arrangiamenti noise a sottolineare la crudezza dei testi, scritti da un uomo carismatico come Capovilla, che è la sinergia del gruppo, regala testi eccezionali, carichi di pathos.

E’ un viaggio all’interno dei secoli bui di questo mondo: nella titletrack L'impero delle tenebre si ribadisce a più riprese, “abbiamo perduto la memoria del ventesimo secolo”, questi sono tempi di merda e loro sono qui a ricordarcelo, a risvegliarci dal torpore a cui siamo costretti, tipico dell’uomo è la capacità di dimenticare, siamo delle bestie, senza cuore, senza spirito.
Ma abbiamo anche dei momenti in cui ci sofferma a pensare a chi non c’è più e sarà ricordato attraverso i testi di una canzone ( La canzone di Tom ), o quando chiusi in noi stessi e senza la nostra metà vorremmo amare la solitudine (Compagna Teresa) e saremo invasi dal morbo della gelosia ( Il turbamento della gelosia) .

L’unica cosa che ci rimane a noi miscredenti è quella di essere investiti da un Carrarmatorock!, quello del  Teatro degli Orrori, la colonna sonora di questo paese sull’orlo del baratro.

Tracklist


Vita mia

Dio mio

E lei venne!

Compagna Teresa

L'impero delle tenebre

Scende la notte

Carrarmatorock!

Il turbamento della gelosia

Lezione di musica

La canzone di Tom

Maria Maddalena


Tre Allegri Ragazzi Morti live @ San Lorenzo Estate 2011 12 - 07 - 2011

 
Il live report del concerto lo trovate qui, sulle pagine della webzine Shiver

sabato 9 luglio 2011

Nada live @ Soluzioni Semplici festival 5-07-2011



Ultimo giorno per il Soluzioni Semplici festival, nella cornice meravigliosa della casa del Jazz.
Il concerto di Nada viene insediato da una temporale estivo che si abbatte su Roma e coglie impreparati tutti noi, da tempo con le infradito ai piedi, siamo costretti a tirare fuori gli stivali, a rintanarci sotto i balconi per non farci inzuppare.
E il primo pensiero che ho, quando mi sveglio e vedo dalla finestra tale bufera è “ Ma che cazzo, proprio oggi che c’è il concerto di Nada! L’ho pure pagato 18 euro!”. E comincio a pregare che tutto si calmi ed esca un bel sole.
Le mie preghiere non sono vane, verso sera il tempo migliora, il cielo si apre e le nuvole spariscono.
Alla casa del Jazz si respira un’atmosfera elegante e dimessa, tutti sono vestiti in maniera quasi elegante mentre io ho un vestitino verde bottiglia e delle converse rosse sporche di fango.
Mi metto seduta sulle sedie davanti al palco, stasera bisogna essere a modo, composta niente parolacce, niente rutti, a giocare al gioco del silenzio.
Questa mia compostezza dura fino a metà concerto di Joan As a Police Woman, ad un certo punto non resisto più e mi metto seduta sul prato davanti al palco.
Non ho mai visto dal vivo lei, ne rimango estasiata, una voce bellissima, è molto simpatica, parla con i tecnici e scherza con il pubblico sul fatto che indossa pantaloni di pelle in estate.
Intanto dalle stanze della Casa del Jazz s’intravedono delle sagome dalle finestre, Nada e gli Zen Circus guardano il concerto, da lassù.
Joan As a Police Woman , conclude il suo concerto e ci saluta.


Nada entra sul palco con Andrea Appino degli Zen Circus ( che accompagnano la cantante livornese nel tour ) ed aprono il concerto con “Guardami negli occhi”, sono seguiti dagli membri della band poco dopo, brani  tratti dall’album Vamp, uscito ad Aprile, vengono accompagnati dai grandi classici.
Su “Amore Disperato” io non resisto più e mi alzo in piedi, gli altri mi seguono, mentre i signori compostamente seduti ci maledicono.
Ma è più forte di me, mi metto a ballare senza neanche accorgermi.
Nada regala un concerto coinvolgente al dir poco, la sua splendida voce si sposa perfettamente con l’arrangiamento dei giovani Zen Circus, che danno una carica di rinnovamento a tutti i pezzi.
Ci sono momenti emozionanti sul palco, ad esempio quando Nada ci propone un brano di Piero Ciampi, suo grande amico, "Sul porto di Livorno".
La cantante livornese ci concede un bis strepitoso con la dolce-amara “Senza un perché”e io mi commuovo quando intona “Ti stringerò”, una delle mie canzoni preferite, per un finale esplosivo.







martedì 5 luglio 2011

I Cani, Il Pan del Diavolo live @ Soluzioni Semplici festival 3- 07-2011





Terzo giorno per il Soluzioni Semplici festival, alla casa del Jazz a Roma, una location splendida per una manifestazione organizzata in maniera impeccabile, tutto si svolge all’aperto nei giardini della villa, si respira un’atmosfera tranquilla, si prospetta una bella serata estiva.
Sul palco oggi saliranno ben otto gruppi : The Jacqueries, Babalot, Carpacho!, Cat Claws, A Classic Education, Alessandra Celletti, i tanto chiacchierati I Cani e gli headliner Il Pan del Diavolo.
I concerti cominciano alle cinque ma ragazzi miei, io dovevo studiare, sono arrivata alle nove di sera, quindi mi dispiace per gli altri gruppi, forse un giorno ci rincontreremo e parlerò anche di voi.


L’attesa per il concerto dei Cani è altissima: folle di pariolini di diciotto anni e di radical chic senza radical si assiepano sotto il palco (ci sono le sedie, ma il pubblico se ne frega), tutti belli e profumati,  arrivano direttamente dall’aperitivo al Rione Monti (che è qui a due passi) con la loro aria da persone di un certo livello. Io li osservo incuriosita, voglio sentire cosa pensano mentre il concerto sta per iniziare. C’è chi si vanta di conoscere Niccolò (ovvero chi c’è veramente dietro I Cani), chi dice che “non è tanto per la musica, ma è per i testi che mi piacciono”, chi dice che sono la vera rivelazione di quest’anno, mentre un gruppo di ragazzi discute animatamente su quanto faccia cagare l’ultimo album degli Strokes ”Cioè, non fanno più l’indie rock di una volta…”.
Io me li guardo un po’ perplessa, mentre le luci si abbassano, I Cani entrano in scena con le buste in testa e iniziano a suonare. Dopo due minuti si fermano e se le tolgono, è tutto una messa in scena, quelli davanti a noi non sono I Cani. Immediatamente entrano sul palco i veri Cani, in altre parole Niccolò, che si posiziona alle tastiere.
La scaletta propone pezzi del loro primo album appena uscito (“ Il sorprendente album d’esordio dei Cani”) che hanno girato in rete per molto tempo, creando un passaparola che li ha resi famosi senza sapere nemmeno che facce avessero.
Si comincia, Niccolò si presenta così “Ciao, noi siamo I cani e corriamo il rischio di diventare autoreferenziali”. Il concerto inizia con “Le coppie”, e subito il pubblico intona tutti i versi a memoria, la graziosa “Wes Anderson” (che recita “vorrei vederti scendere dal treno al rallenty come un fil di Wes Anderson”). “I pariolini di 18 anni” è acclamatissima, quasi come “Velleità” (“gli artisti del Circolo alla Casa del Jazz” canta Niccolò) che chiude l’esibizione del gruppo(?) romano.
Questo è stato il secondo live della loro carriera e si sente, manca d’incisività, secondo me. I cani sicuramente hanno altre carte vincenti (come i testi) sono stati in grado di vendersi in maniera esemplare, ma una volta usciti allo scoperto, toltisi la maschera (o busta, meglio) sono uscite fuori le magagne. 



Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo, ovvero Il Pan del Diavolo, entrano sul palco una mezz’ora dopo I Cani,oltre il cambio di scena c’è un cambio di pubblico, io mi metto in prima fila, davanti alla grancassa a sonagli di Alessandro.

Il duo siciliano ci regala un live trascinante a cominciare da “Coltiverò l'ortica” che apre la scaletta, le meravigliose imprese virtuosistiche di Bartolo nel riff di “Pertanto”, addirittura l’aggiunta per alcuni pezzi di Moltheni come batterista con una camicia fantasia “tenda- di- mia- nonna” .Dal vivo danno una carica pazzesca, io mi lascio andare e comincio a battere le mani a tempo, mentre la testa penzola a destra e manca scoordinatissima. Il rimbombo della grancassa mi arriva in petto, in pezzi come “Centauro”, “Il Boom”.  Dal pubblico c’e chi grida un “Uiiii- ah” come si grida ai cavalli dei film western sul brano “Stile Roberto il maledetto” (quante volte avrei voluto farlo anch’io mentre ascoltavo la canzone!) mentre alcuni ragazzi a fianco a me danno sfoggio di air guitar su “I fiori”.

Sul più bello però, il concerto viene troncato, si è sforato con i tempi, i due siciliani sono costretti a lasciare il palco.

Un ragazzo urla a gran voce “Non mi avete fatto Africaaaa!”, ma niente da fare.

Tutti si avvicinano a fianco del palco a stringere la mano ai due per complimentarsi, quando arriva il ragazzo di prima che urlava, va dai due e chiede di nuovo di “Africa”.

I due siciliani si guardano. Gianluca va riprendere la chitarra sul palco e ci regalano da dietro le transenne, una versione unplugged della splendida canzone, cantata in duetto con il giovane.