mercoledì 18 maggio 2011

Giorgio Canali e Rossofuoco – Nostra signora della dinamite (2009)


L’altro giorno ero sul tram (il 19) per andare all’Università. Stavo sentendo l’ultimo album di Canali , avevo sentito qualche canzone di sfuggita, mi aveva colpito e senza troppa fatica era entrato nell’olimpo delle persone interessanti verso cui gravito.
Mentre ero sul tram, cominciai a occuparmi meno di quello che succedeva intorno e mi concentrai su quello che stavo ascoltando,sulle parole,dimenticandomi dove fossi.
Sentii “Tutti gli uomini”.
Mi sembrava che ogni frase parlasse di me, e se i versi non mi sembravano diretti a me , mi autosuggestionavo, diventando la donna di cui cantava il buon vecchio Canali.
Iniziai ad avere gli occhi lucidi e poi non so, sarà stata la sindrome pre-mestruale o che cazzo ne so, iniziai a piagnucolare.
E quando aprii gli occhi, mi accorsi che nessuno mi guardava.
Avevo pianto nel pieno dell’indifferenza.

La voce di Canali, unita a una ricercatezza nel comporre i testi da far invidia ai migliori cantautori (Lezioni di Poesia) ti arriva addosso come una fucilata in pieno petto, fino quasi a straziarti (Nuvole senza Messico) con citazioni ad ogni strofa ( come nella già citata “Tutti gli uomini” in cui si invoca il “Love will tear us apart” dei Joy Division) , tutto condito da un irresistibile carisma.
Il passato da ex CSI si sente, ma tutto convoglia in  una formula personale che lo allontana dall’incubo Ferretti.
Oggi lo possiamo annoverare in veste di produttore delle nuove leve della musica alternativa come Vasco Brondi ( ovvero Le Luci della Centrale elettrica) o in quella di collaboratore di molti gruppi italiani come Bugo, Tre Allegri Ragazzi Morti, Marlene Kuntz, Zen Circus per citarne alcuni.
Il Rock non è morto , e con Canali è più vivo che mai.
E brucia.
È cattivo.
Fa male.
Ti fa urlare e piangere insieme e neanche te ne rendi conto.
Ti fa persino piagnucolare sul tram.
Un album consigliatissimo, che ti entra dentro, senza neanche chiederti il permesso.

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