martedì 17 luglio 2012

Humour Nero – End (Ep)


ti manca già quello che non sei mai stata”

 
L’estate è l’inverno dell’anima, si dice.

E' quel periodo in cui ti imponi uno stop mentale e fisico che ti porta inevitabilmente a fare un po’ i conti con l’anno appena passato a sputare sangue.
A volte diventa davvero insopportabile.
Così mi fermo a pensare anch'io.
Spesso mi chiedo se un po’ di poesia sia ancora una cosa accettabile al giorno d’oggi , in un epoca di precarietà e cinismo.
Forse è per questo che mi ha colpito l’Ep degli Humour Nero, una delicata visione del mondo contemporaneo, della vita di tutti i giorni, complicata e inafferrabile.
La voce, bellissima, suggerisce un substrato di fragilità e malinconia supportata da liriche forti che regalano immagini suggestive.
Saranno la colonna sonora della vostra estate malinconica, vedrete.








mercoledì 4 luglio 2012

Giuseppe Culicchia - Tutti giù per terra



Una settimana fa ero all’università a sostenere il mio ultimo esame prima della tesi di laurea.
L’esame era “Letteratura bizantina”, studio Storia dell'arte a Lettere e Filosofia.
Nella nostra facoltà le cose funzionano così : se hai un appello alle 9, inevitabilmente farai l’esame alle 6 e mezzo di pomeriggio, quindi attendevo pazientemente il mio turno, spiaggiata sul corridoio senza aria del dipartimento di Filologia.
Mentre ripassavo intensamente i “celeberrimi” scrittori bizantini Teodoro Podromo e Niceta Eugeniano la mia attenzione fu colta da un gruppo di ragazzi a fianco a me.
Una era una ragazza dal viso pulito, senza un filo di trucco, uno un ragazzo dai capelli biondi e la maglietta a righe orizzontali bianche e rosse , un po’ marinaresca e in ultimo un ragazzo con delle estensioni ai lobi delle orecchie, la camicia a quadri azzurrina, i pantaloncini sopra il ginocchio e i mocassini.
Stavano discutendo sulla bellezza dell’Iliade e dell’Odissea, ma giocavano a chi ce l’aveva più lungo (passatemi il gergo). La ragazza con la coda raccontava della passione che aveva avuto al liceo per Ulisse and co. Mentre il ragazzo con la maglietta a righe rispondeva “ Io già alle medie recitavo alcuni passi a memoria”.
Ma il meglio toccò al ragazzo con le estensioni: “Le maestre all’asilo non credevano alle loro orecchie, parlavo di Achille ed Ettore con disinvoltura”.
Allora l’ho immaginato da bambino , e ho avuto un brivido lungo la schiena.
Poi ho pensato a me stessa all’asilo, mentre mangiavo il Didò perché volevo fare la cacca color arcobaleno.
Poi ho pensato al giovane -poeta- filosofo Castracan di Culicchia e ci ho infilato la faccia del ragazzo con le estensioni ai lobi delle orecchie, e ho pensato “Devo leggere quel libro!”.

 
Tutti giù per terra è l’esordio letterario di Giuseppe Culicchia, narra la storia di Walter ,un ventenne appena diplomato che non sa che cosa fare della propria vita. Il suo errore più grande durante questo turbamento esistenziale lo fa iscrivendosi all’Università, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dove incontra persone inquietanti come il giovane poeta-filosofo Castracan.
Nel frattempo rifiuta il servizio militare come obiettore di coscienza e si mette a lavorare al centro accoglienza nomadi ed extracomunitari.
Una scrittura autentica ed ironica, i fatti che accadono sono raccontati con estrema lucidità e con un umorismo tagliente che riflettono una società senza speranze, ingiusta.

Da questo libro è stato tratto un film con titolo omonimo con Valerio Mastandrea che consiglio vivamente.

“Si , ma questo è un blog musicale, cazzo c'entra un libro e un film?” direte.

C'entra, c'entra.

La colonna sonora del film è dei CSI, i quali fanno anche un cammeo nel film.







 
Mentre ascoltavo i tre soggetti inquietanti, la professoressa mi chiamò per fare l’esame.
Mi siedo davanti alla professoressa, una bella donna con una lunghissima coda di cavallo e le dico “Salve, 4 crediti, porto il modulo sul romanzo”
“Cosa studia lei?” mi fa la prof con un fortissimo accento siciliano
“Storia dell’arte”
“Che liceo ha fatto?”
“Ehm...il Liceo Artistico”
La prof strabuzza gli occhi. È inorridita “Mah, vediamo un po’, mi parli di un argomento a piacere”
“Il romanzo d’amore del XII secolo”
Inizio a parlare a macchinetta, ci avevo messo due mesi per capirlo ‘sto esame, perché c’erano tutti termini che io non avevo mai studiato in vita mia, metriche greche per me incomprensibili, ma nonostante tutto lo avevo ripetuto come l’Ave Maria per un mese ed era pure la seconda volta che lo rifacevo.
Dopo dieci minuti evidentemente aveva capito anche lei che tutto quello che dicevo era palesemente una cantilena imparata a memoria e cominciò ad interrompermi chiedendomi “Perché usa questa parola in questa determinata frase, risalga all’etimologia, prego”
“Ehm, scusi non sono in grado di risalire all’etimologia, non so se si ricorda ma ho fatto il Liceo Artistico”
“E allora” mi fa la prof “Lei deve risalire all’etimologia delle parole”
“Guardi, le ripeto, io facevo teoria del colore al posto delle traduzioni dal greco e dal latino”
“L’ETIMOLOGIA!LEI PRETENDE DI FARE UN ESAME SENZA SAPERE IL LATINO E IL GRECO!” Nella mia testa ha anche aggiunto “Lei non merita di stare al mondo, di inquinare la mia aria!”
“Mi scuso per l’ignoranza, professoressa”
“IO HO STUDIATO PER ANNI I ROMANZI BIZANTINI E LEI NON PUO’ CAPIRE I MIEI SFORZI PERCHE NON HA LA BASI CLASSICHE!”
“Io ce l’ho messa tutta, è pure il mio ultimo esame”
“IO NON CAPISCO PERCHE’ CERTE PERSONE COME LEI PRENDANO UNA LAUREA!”
“Suppongo, per fare arrabbiare le persone come lei”
A quel punto mi ero giocata per sempre la laurea, ma giuro , non la sopportavo più. Aspettavo solo il momento in cui mi avrebbe cacciato.
La prof prende il verbale e scrive “18”, “Non voglio vederla mai più signorina, è chiaro?”
“Non si preoccupi, la cosa è reciproca”.
Una stretta di mano, e addio.

Appena fatto l'esame sono andata il libreria e ho comprato questo romanzo.
Mi ha tirato su di morale.

Un libro giusto al momento giusto.