E' quel periodo in cui ti imponi uno stop mentale e fisico che
ti porta inevitabilmente a fare un po’ i conti con l’anno appena
passato a sputare sangue.
A volte diventa davvero insopportabile.
Così mi fermo a pensare anch'io.
Spesso mi chiedo se un po’ di poesia sia ancora una cosa accettabile al giorno d’oggi , in un
epoca di precarietà e cinismo.
Forse è per questo che mi ha colpito
l’Ep degli Humour Nero, una delicata visione del mondo
contemporaneo, della vita di tutti i giorni, complicata e
inafferrabile.
La voce, bellissima, suggerisce un substrato di
fragilità e malinconia supportata da liriche forti che
regalano immagini suggestive.
Saranno la colonna sonora della vostra estate malinconica, vedrete.
Una settimana fa ero all’università
a sostenere il mio ultimo esame prima della tesi di laurea.
L’esame era “Letteratura
bizantina”, studio Storia dell'arte a Lettere e Filosofia.
Nella nostra facoltà le cose
funzionano così : se hai un appello alle 9, inevitabilmente farai
l’esame alle 6 e mezzo di pomeriggio, quindi attendevo
pazientemente il mio turno, spiaggiata sul corridoio senza aria del
dipartimento di Filologia.
Mentre ripassavo intensamente i
“celeberrimi” scrittori bizantini Teodoro Podromo e Niceta
Eugeniano la mia attenzione fu colta da un gruppo di ragazzi a fianco
a me.
Una era una ragazza dal viso pulito,
senza un filo di trucco, uno un ragazzo dai capelli biondi e la
maglietta a righe orizzontali bianche e rosse , un po’ marinaresca
e in ultimo un ragazzo con delle estensioni ai lobi delle orecchie,
la camicia a quadri azzurrina, i pantaloncini sopra il ginocchio e i
mocassini.
Stavano discutendo sulla bellezza
dell’Iliade e dell’Odissea, ma giocavano a chi ce l’aveva più
lungo (passatemi il gergo). La ragazza con la coda raccontava della
passione che aveva avuto al liceo per Ulisse and co. Mentre il
ragazzo con la maglietta a righe rispondeva “ Io già alle medie
recitavo alcuni passi a memoria”.
Ma il meglio toccò al ragazzo con le
estensioni: “Le maestre all’asilo non credevano alle loro
orecchie, parlavo di Achille ed Ettore con disinvoltura”.
Allora l’ho immaginato da bambino , e
ho avuto un brivido lungo la schiena.
Poi ho pensato a me stessa all’asilo,
mentre mangiavo il Didò perché volevo fare la cacca color
arcobaleno.
Poi ho pensato al giovane -poeta-
filosofo Castracan di Culicchia e ci ho infilato la faccia del
ragazzo con le estensioni ai lobi delle orecchie, e ho pensato “Devo leggere quel libro!”.
Tutti giù per terra è
l’esordio letterario di Giuseppe Culicchia, narra la storia
di Walter ,un ventenne appena diplomato che non sa che cosa fare
della propria vita. Il suo errore più grande durante questo
turbamento esistenziale lo fa iscrivendosi all’Università, alla
Facoltà di Lettere e Filosofia dove incontra persone inquietanti
come il giovane poeta-filosofo Castracan.
Nel frattempo rifiuta il servizio
militare come obiettore di coscienza e si mette a lavorare al centro
accoglienza nomadi ed extracomunitari.
Una scrittura autentica ed ironica, i
fatti che accadono sono raccontati con estrema lucidità e con un
umorismo tagliente che riflettono una società senza speranze,
ingiusta.
Da questo libro è stato tratto un film
con titolo omonimo con Valerio Mastandrea che consiglio vivamente.
“Si , ma questo è un blog musicale,
cazzo c'entra un libro e un film?” direte.
C'entra, c'entra.
La colonna sonora del film è dei CSI,
i quali fanno anche un cammeo nel film.
Mentre ascoltavo i tre soggetti
inquietanti, la professoressa mi chiamò per fare l’esame.
Mi siedo davanti alla professoressa,
una bella donna con una lunghissima coda di cavallo e le dico “Salve,
4 crediti, porto il modulo sul romanzo”
“Cosa studia lei?” mi fa la prof
con un fortissimo accento siciliano
“Storia dell’arte”
“Che liceo ha fatto?”
“Ehm...il Liceo Artistico”
La prof strabuzza gli occhi. È
inorridita “Mah, vediamo un po’, mi parli di un argomento a
piacere”
“Il romanzo d’amore del XII secolo”
Inizio a parlare a macchinetta, ci
avevo messo due mesi per capirlo ‘sto esame, perché c’erano
tutti termini che io non avevo mai studiato in vita mia, metriche greche
per me incomprensibili, ma nonostante tutto lo avevo ripetuto come
l’Ave Maria per un mese ed era pure la seconda volta che lo
rifacevo.
Dopo dieci minuti evidentemente aveva
capito anche lei che tutto quello che dicevo era palesemente una cantilena imparata a memoria e
cominciò ad interrompermi chiedendomi “Perché usa questa parola
in questa determinata frase, risalga all’etimologia, prego”
“Ehm, scusi non sono in grado di
risalire all’etimologia, non so se si ricorda ma ho fatto il Liceo
Artistico”
“E allora” mi fa la prof “Lei
deve risalire all’etimologia delle parole”
“Guardi, le ripeto, io facevo teoria
del colore al posto delle traduzioni dal greco e dal latino”
“L’ETIMOLOGIA!LEI PRETENDE DI FARE
UN ESAME SENZA SAPERE IL LATINO E IL GRECO!” Nella mia testa ha
anche aggiunto “Lei non merita di stare al mondo, di inquinare la
mia aria!”
“Mi scuso per l’ignoranza,
professoressa”
“IO HO STUDIATO PER ANNI I ROMANZI
BIZANTINI E LEI NON PUO’ CAPIRE I MIEI SFORZI PERCHE NON HA LA BASI
CLASSICHE!”
“Io ce l’ho messa tutta, è pure il
mio ultimo esame”
“IO NON CAPISCO PERCHE’ CERTE
PERSONE COME LEI PRENDANO UNA LAUREA!”
“Suppongo, per fare arrabbiare le
persone come lei”
A quel punto mi ero giocata per sempre
la laurea, ma giuro , non la sopportavo più. Aspettavo solo il
momento in cui mi avrebbe cacciato.
La prof prende il verbale e scrive
“18”, “Non voglio vederla mai più signorina, è chiaro?”
“Non si preoccupi, la cosa è
reciproca”.
Una stretta di mano, e addio.
Appena fatto l'esame sono andata il libreria e ho comprato questo romanzo.